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Molto interessante la serata conviviale del 5 marzo con Filippo Santigliano, caporedattore della Gazzetta del Mezzogiorno e l’arch. Gianfranco Piemontese, docente di storia dell’arte, che ci hanno accompagnato in una sorta di visita guidata nei paesi della Capitanata alla scoperta delle lapidi e dei monumenti fatti erigere a ricordo dei caduti della I Guerra Mondiale.

 

Dopo gli Inni, i saluti e le comunicazioni di rito, il Presidente Treggiari ci ricorda il centenario dell’entrata in guerra dell’Italia nel terribile conflitto conosciuto come I Guerra Mondiale ma dal nostro Paese vissuto anche come una Quarta Guerra d’Indipendenza. Il Presidente sottolinea che non è certo il caso di festeggiare l’inizio di una guerra quanto piuttosto celebrarne la fine (cosa che gli piacerebbe fare con il 70° Anniversario del termine della II Guerra Mondiale) e ha pensato, pertanto, per non far passare comunque inosservato l’evento, di ricordarla attraverso una riflessione sul quel movimento artistico che ha caratterizzato la realizzazione dei tanti monumenti ai caduti in tutto il nostro territorio. Monumenti realizzati peraltro da grandi artisti di fama nazionale e internazionale in tutta la Capitanata e nella nostra città.

 

Nel presentare gli ospiti della serata, il Presidente Treggiari ci legge uno dei più recenti editoriali di Filippo Santigliano che in modo efficace ed incisivo, senza mezzi termini, richiama l’attenzione della cittadinanza sulle pericolose conseguenze che la legge Delrio sta per avere sulla nostra città. L’abolizione delle Provincie con il conseguente ridimensionamento di fondi per strutture come la Biblioteca Provinciale ed altre entità culturali realizzate negli anni dalle Amministrazioni Provinciali pesa come una spada di Damocle! Lo stesso Franco Mercurio, Direttore della Magna Capitana e socio del nostro club, ha lanciato un appello per la sensibilizzazione al rischio di un ridimensionamento con l’evidente riduzione della possibilità di fruizione da parte dei cittadini.

Santigliano rilancia il monito ricordando le tante articolazioni culturali della Provincia che “ rischiano” e che oltre alla Biblioteca Provinciale vanno dal “Teatro del Fuoco”, proprio a pochissimo dalla tanto attesa riapertura del Teatro “U. Giordano”, ai Musei del Territorio o di Scienze Naturali che presto vedranno la chiusura.

Prima di entrare nel vivo della serata, Santigliano ci ricorda che il tema che ne è oggetto è inserito nell’ambito del Progetto Memoria, un’iniziativa della Fondazione Banca del Monte, di cui è Vice presidente, rivolto a tutti gli studenti e articolato in una serie di manifestazioni tra le quali una rassegna cinematografica che inizierà con la proiezione del Film “ La Grande Guerra”.

Prende poi la parola l’arch. Piemontese, già docente dell’Accademia di Belle Arti di Foggia e attualmente ordinario di Storia dell’arte al Liceo Classico “ N. Zingarelli” di Cerignola e presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce, curatore, tra l’altro, dei cataloghi di due importanti mostre su Saverio Altamura.

Per prima cosa, Piemontese ci rimanda al concetto di Quarta Guerra d’Indipendenza, così come si riscontra dalle parole di un comunicato di Vittorio Emanuele III del maggio 1915 in cui si parla di una guerra risorgimentale, una sorta di prosecuzione e di riscatto da alcune grandi sconfitte, una su tutte la battaglia di Lissa.

Ma questi tanti monumenti realizzati in Italia e in particolare nella Capitanata e sollecitati da una Legge Regia immediatamente successiva al conflitto, non solo rappresentano il giusto ricordo di uomini che avevano dato la loro vita ma l’occasione di coinvolgere artisti non solo foggiani o pugliesi ma provenienti da Milano, Roma, Napoli o dall’Umbria.

La ricerca di Piemontese parte o si conclude con il desiderio di realizzare un saggio sulla scultura del ‘900 attraverso lapidi e monumenti funebri e ciò perché la voluminosità delle opere scultoree, a differenza della produzione pittorica, rende difficoltosa la realizzazione di mostre o raccolte di opere di questo tipo confinando la maggior parte di loro a Chiese e cimiteri. Ne deriva la definizione che dà della scultura Arturo Martini, un grande Maestro scultore del ‘900, che la paragona ad una “ lingua morta”.

La realizzazione dei monumenti funebri fu vissuta dai paesi del Sub Appennino e del Gargano come un vero e proprio obbligo morale e alle prime lapidi realizzate presto seguirono i monumenti. Molte di queste opere furono finanziate dalle colonie di emigrati in America che ne vollero fortemente, e a loro spese, una realizzazione immediata.

Foggia fu l’ultima città ad avere il suo monumento, probabilmente per motivi amministrativi. Al termine della Guerra si limitò a far istallare una lapide alla memoria che è conservata nella Cappella delle Croci.

Attraverso un’ampia carrellata fotografica, accuratamente documentata, il nostro relatore ci fa scoprire i particolari dei monumenti e delle lapidi dei Paesi della nostra Provincia e ce ne fa individuare le caratteristiche ricorrenti: il fante a torso nudo con il gladio, la Nike o l’Italia turrita, gli stemmi di Trento e Trieste, rappresentati dal giglio e dall’aquila. Gli scultori a cui sono dovute queste opere hanno una certa fama e hanno realizzato altre opere importanti e conosciute.

Merita sicuramente una citazione particolare la Tomba di famiglia fatta realizzare a San Severo da Raffaele Fraccacreta, deputato al Parlamento. E’ una tomba in granito con un gruppo scultoreo bellissimo rappresentante l’uomo dolente e la moglie e i tre figli morti probabilmente a causa di un’epidemia d’influenza spagnola. Le statue sono ignude e ciò causò dei problemi per la realizzazione. Ci fu persino una raccolta di firme perché le statue fossero coperte da foglie di fico ma, nonostante ciò le statue rimasero così come nel bozzetto originale.

E giungiamo quindi a parlare del Monumento ai Caduti realizzato nella nostra città. Ne ammiriamo il bozzetto presentato dall’arch. Cataldi alla Città di Foggia con il trittico raffigurante la Madre, il Lavoratore, il Soldato che con le braccia unite al centro sostengono il cuore della Patria e la Nike della Vittoria sul Cuore.

Nel bozzetto e nel primo modello in plastilina il lavoratore e il soldato sono completamente nudi ma la censura operata all’epoca dalla Curia spinse l’Artista ad utilizzare il cingulum in cuoio degli antichi soldati etruschi e romani e il “mutandone”. Il Cataldi dichiara in un’intervista rilasciata al Foglietto a questo proposito “ Intendo fare un monumento fra i più belli che ci siano in Italia e che doveva richiamare a Foggia l’attenzione degli intenditori e degli artisti. Un monumento che deve avere un carattere di linee purissime e rappresentare senza vincoli e preoccupazioni il progetto che ho già illustrato al Comitato. Sono stato e sono in ciò incoraggiato dall’ambiente non solo intelligente ma intellettuale di Foggia che ha mostrato di essere di fine gusto artistico e di comprendere la mia opera d’arte. Tutte le osservazioni del Comitato artistico le ho trovate sennate ed acute, le ho tenute presenti e le terrò in gran conto così come torno a ripetere sarà attuato quello che fu già deliberato dal Comitato ed è un mio proposito di “ covrire” con drappeggiamenti le parti pudendi delle tre statue. Una cosa sola mi ha addolorato, l’insinuazione che io fossi pervaso da spirito pagano e, peggio, massonico. E’ un’indegnità. Io sono un credente convinto, anzi un cattolico. Tra le mie opere ricordo il Monumento al Cardinal Ferrari, la Madonna …la Deposizione… in il San Michele…Ultimamente è stato approvato dal Vaticano il mio progetto del monumento a Papa Benedetto 15° che sorgerà in San Pietro.”

Il monumento sarà inaugurato alla presenza del Re e posto nell’allora Piazza Lanza, poi piazza U. Giordano, per poi essere collocato definitivamente nel Parco della Rimembranza, l’attuale Piazza Italia. Sulla scia degli altri monumenti ai Caduti che al loro interno conservano reperti depredati al nemico, il monumento di Piazzale Italia conserva intorno agli allori dei blocchi di pietra del Carso.

Dell’illustre autore, presso la Pinacoteca ‘900, c’è la statua dell’Arciere, donata alla Città dal Cataldi e copia di quella conservata a Parigi.

Il Presidente Treggiari termina la serata ricordando che, purtroppo, ad uno dei quattro puttini che circondano il gruppo scultoreo, è stato divelto un braccino e che era intenzione del Club, per quest’anno e in concomitanza con quest’ Anniversario curarne il restauro. I tempi molto lunghi dovuti all’intervento della Sopraintendenza ai Beni Culturali ne hanno impedito la realizzazione entro la fine dell’anno rotariano in corso e si auspica che possa essere realizzato in futuro.

Antonella Quarato

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